I perchè di fine anno

Perchè il ‘vostro’ premier prima dice che”il 2009 per quanto mi riguarda sarà terribile” (ed io immagino ai posti di lavoro che sarranno bruciati, al calo dei consumi…) ma poi precisa che le priorità assolute del Governo per fare uscire il Paese dalla crisi saranno la “Riforma della giustizia e la legge sulle intercettazioni“?

Perchè per la nostra Costituzione tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, ma per il Lodo Alfano quattro sono ‘più uguali’ degli altri?

Perchè i tg non ci informano più: spacciano la rivoluzione in atto in Grecia come una manifestazione di ragazzi esagitati, non ci dicono che la scorsa settimana sono andate deserte due aste di BTP e una terza ha venduto circa un terzo dei titoli, ma continuano a parlarci di ovvietà (la neve a dicembre e la corsa agli acquisti natalizi, ad esempio)?

Perchè ci ritroviamo una classe politica scandalosa e quasi nessuno si indigna? …

Vauro e Staino sul PD

http://www.vauro.net/

http://www.sergiostaino.it/

 

C.A.I.

Sei punti nell’accordo tra Cai e i sindacati stabilivano con certezza i criteri di assunzione dei nuovi dipendenti Cai, presi in parte dalla “vecchia Alitalia”. Quell’accordo oggi è di nuovo messo in discussione perché la compagnia pare non aver rispettato i patti.

Per Andrea Cavola, segretario nazionale Sdl: «Donne con bambini, portatori di handicap, sono stati fatti fuori». Ora i confederali hanno inviato a Cai una lettera nella quale, in sostanza, si invita Cai ad interrompere le assunzioni perché non rispettano gli accordi.”

E’ sempre stato chiaro che l’operazione Cai tutto è un aiuto del governo ad imprenditori amici, altro che un salvataggio: serve a fare impresa senza concorrenza e con aiuti di Stato, cioè di noi cittadini, che per oltre il 90% non prendono l’aereo. Cittadini che, in grandissima parte, se ne infischiano dell’orgoglio di avere una compagnia di bandiera nazionale.

La Cai nasce senza debiti, perché quelli della vecchia Alitalia ce li sobbarcheremo noi contribuenti, compresi esuberi, cassa integrazione e costi sociali. Questi imprenditori della cordata italica, spacciati per coraggiosi salvatori, hanno messo sul piatto una cifra minima che frutterà il triplo, senza rischi.

Appello Fini (Massimo) – Travaglio

Vignetta di Natangelo

(di Massimo Fini e Marco Travaglio)
Con l’annuncio di Silvio Berlusconi di voler cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza si è giunti al culmine di un’escalation, iniziata tre lustri fa, che porta dritto e di filato a una dittatura di un solo uomo che farebbe invidia a un generale birmano.
Da un punto di vista formale la cosa è legittima. La nostra Carta prevede, all’articolo 138, i meccanismi per modificare le norme costituzionali. Ma farlo a colpi di maggioranza lede i fondamenti stessi della liberal-democrazia che è un sistema nato per tutelare innanzitutto le minoranze (la maggioranza si tutela già da sola) e che, come ricordava Stuart Mill, uno dei padri nobili di questo sistema, deve porre dei limiti al consenso popolare. Altrimenti col potere assoluto del consenso popolare si potrebbe decidere, legittimamente dal punto di vista formale, che tutti quelli che si chiamano Bianchi vanno fucilati. Ma la Costituzione non ha abolito la pena di morte? Che importa? Si cambia la Costituzione. Col consenso popolare. Elementare Watson. Senza contare che a noi la Costituzione del 1948 va bene così, e non si vede un solo motivo per stravolgerla (altra cosa è qualche ritocco sporadico per aggiornarla).
Com’è possibile che in una democrazia si sia giunti a questo punto? Non fermando Berlusconi sul bagnasciuga, permettendogli, passo dopo passo, illiberalità e illegalità sempre più gravi. Prima il duopolio Rai-Fininvest (poi Mediaset) che è il contrario di un assetto liberal-liberista perché ammazza la concorrenza e in un settore, quello dei media televisivi, che è uno dei gangli vitali di ogni moderna liberaldemocrazia. Poi un colossale conflitto di interessi che si espande dal comparto televisivo a quello editoriale, immobiliare, finanziario, assicurativo e arriva fino al calcio. Quindi le leggi “ad personas”, per salvare gli amici dalle inchieste giudiziarie, “ad personam” per salvare se stesso, il “lodo Alfano”, che ledono un altro dei capisaldi della liberaldemocrazia: l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Infine una capillare, costante e devastante campagna di delegittimazione della Magistratura non solo per metterle la mordacchia (che è uno degli obbiettivi, ma non l’unico e nemmeno il principale della cosiddetta riforma costituzionale), ma per instaurare un regime a doppio diritto: impunità sostanziale per “lorsignori”, “tolleranza zero”, senza garanzia alcuna, per i reati di strada, che sono quelli commessi dai poveracci.
Presidente del Consiglio, padrone assoluto del Parlamento e di quei fantocci che sono i presidenti delle due Camere, padrone assoluto del centro-destra, se si eccettua, forse, la Lega, padrone di tre quarti del sistema televisivo, con un Capo dello Stato che assomiglia molto a un Re travicello, Silvio Berlusconi è ormai il padrone assoluto del Paese e si sente, ed è, autorizzato a tutto. Recentemente ha avuto la protervia di accusare le reti televisive nazionali, che pur controlla nella stragrande maggioranza (ieri, in presenza del suo inquietante annuncio, si sono occupate soprattutto della neve), di “insultarlo”, di “denigrarlo”, di essere “disfattiste” (bruttissima parola di fascistica memoria), di parlare troppo della crisi economica e quasi quasi di esserne la causa (mentre lui, il genio dell’economia, non si era accorto, nemmeno dopo il crollo dei “subprime” americani, dell’enorme bolla speculativa in circolazione).
Poi, non contento, ha intimidito i direttori della Stampa e del Corriere (il quale ultimo peraltro se lo merita perché ha quasi sempre avallato, con troppi silenzi e qualche adesione, tutte le illegalità del berlusconismo) affermando che devono “cambiare mestiere”.
Questa escalation berlusconiana ci spiega la genesi del fascismo. Che si affermò non in forza dei fascisti ma per l’opportunismo, la viltà, la complicità (o semplicemente per non aver capito quanto stava succedendo) di tutti coloro che, senza essere fascisti, si adeguarono.
Ma sarebbe ingeneroso paragonare il berlusconismo al fascismo. Ingeneroso per il fascismo. Che aveva perlomeno in testa un’idea, per quanto tragica, di Stato e di Nazione. Mentre nella testa di Berlusconi c’è solo il suo comico e tragico superego, frammisto ai suoi loschi interessi di bottega.
Una democrazia che non rispetta i suoi presupposti non è più una democrazia. Una democrazia che non rispetta le sue regole fondamentali non può essere rispettata. A questo punto, perché mai un cittadino comune dovrebbe rispettarla, anziché mettersi “alla pari” col Presidente del Consiglio? “A brigante, brigante e mezzo” diceva Sandro Pertini quando lottava contro il totalitarismo. O per finirla in modo più colto: “Se tutto è assurdo”, grida Ivan Karamazov “tutto è permesso”.

Per aderire: firma l’appello online

Vignette

vignette di Vauro

 

  vignette di Staino

Il cioccolato fondente fa bene alla linea

Per una volta pare non essere vera l’affermazione: tutto ciò che piace o fa male o è vietato.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Copenhagen ha scoperto che nella tavoletta di cacao fondente, ricca di antiossidanti e di acidi grassi “sani” si nasconde un efficace “antifame”.

I ricercatori hanno messo a digiuno un gruppo di 16 giovani per 12 ore, al termine delle quali è stato distribuito del cioccolato fondente a una metà delle “cavie”, e del cioccolato al latte all’altra, da consumare in 15 minuti. Dopo un’abbuffata, di pari calorie, è stato chiesto ai ragazzi di dichiarare il loro livello di sazietà. Dopo altre 5 ore di digiuno i ricercatori hanno distribuito pizza a volontà: il gruppo che aveva consumato il cioccolato fondente era sazio dopo una quantità di pizza con il 15% di calorie in meno rispetto a quella necessaria a soddisfare chi aveva mangiato cioccolato al latte.

In definitiva: per limitare le abbuffate natalizie dateci sotto con il cioccolato. Fondente.

via | City

La diffusione di Internet in Italia

Nell’ultimo numero del Magazine del Corriere della Sera (11 dicembre 2008), Gian Antonio Stella, nell’articolo “Bocciati in internet”, cita la classifica Eurostat secondo la quale l’Italia è l’unico paese di tutta Europa allargata dove la diffusione di internet nelle famiglie arretra: dal 43% al 42. Tra l’altro, con ben dodici punti sotto la media UE.

Nell’utilizzo di internet siamo da sempre tristemente in coda, appena avanti ai soliti paesi come Grecia, Romania e Bulgaria, superati anche da Polonia, Lituania, Slovacchia. La Francia, con la quale nel 2006 eravamo alle pari, ci distacca di 20 punti, la Germania di 33, Danimarca e Svezia di oltre 40, l’Olanda addirittura ci sopravanza di 44 punti.

Si chiede Stella: che senso ha chiedere agli investitori stranieri di venire ad investire qui, come fece il Cavaliere, “perchè oltre al bel tempo e alla bellezza dell’Italia abbiamo anche bellissime segretarie”, se poi nella “on-line” siamo in coda e ci sono ancora hotel che fanno pagare 25 euro al giorno la connessione internet, come se ti offrissero non una cosa ovvia o scontata quanto l’acqua corrente ma un lussuoso extra alla pari del massaggio shatzu?

Porno Tax

Torna la porno tax, prelievo fiscale aggiuntivo che colpisce l’industria dell’eros. È una delle misure introdotte dal piano anti-crisi del governo. In base all’articolo 31: “chi produce e commercializza materiale pornografico dovrà pagare un’addizionale del 25% sui redditi che ne derivano”.

Nata nel 2002 per iniziativa del deputato forzista Vittorio Emanuele Falsitta, riproposta nel 2005 da Daniela Santanchè ma finora mai applicata, la pornotassa colpirà già gli introiti del 2008.

Riguarderà “ogni opera letteraria, teatrale e cinematografica, audiovisiva o multimediale, anche realizzata o riprodotta su supporto informatico o telematico in cui siano presenti immagini o scene contenenti atti sessuali espliciti e non simulati tra adulti consenzienti“.
Pare che dove gli amplessi fossero soltanto recitati l’opera sarebbe esentasse. In ogni caso, un decreto del presidente del Consiglio, entro 60 giorni, illustrerà i dettagli.

Spetterà al ministro per la Cultura, Sandro Bondi, individuare cosa è porno e cosa è soft.

Prevedo risate all’estero, ma non solo.

Scrive Pino Corrias:

“Interesserebbe sapere se questa gustosa iniziativa della porno tax, varata nei dieci minuti dell’ultimo Consiglio dei ministri dedicato alla manovra anti crisi, sia stata pensata di notte, tra le lenzuola in seta e la penombra di quelle tre ore di sesso (consenziente tra adulti) che il premier si vanta di praticare quotidianamente. A riprova della sua prestanza fisica, chimica (e onirica) che ogni giorno esibisce in un vento di parole, commuovendoci.
O se sia farina del sacco di ex signorine da calendario, cresciute nel frattempo dentro a carriere politiche che le hanno rese (giustamente) ricche, spietate, moralizzatrici. E per di più vendicative con le debolezze che un tempo piegarono la loro tempra, fin troppo giovani e ingenue, poverine, affamate di qualche spicciolo. Vittime per di più di quel permissivismo figlio del ‘68, e di quel disordine etico, da liquidare immantinenti. Magari sanzionandolo con l’unico corrispettivo riconosciuto, il denaro, come ai vecchi tempi, ma nella sua forma più disumana: le tasse.
Il resto della manovra si capisce benissimo. Ci sono da recuperare – oltre ai milioni di miliardi dissipati dalle truffe della finanza planetaria – i soldi sperperati per tenere in piedi il buco nero di Alitalia, per aver cancellato l’Ici e per aver allentato i controlli sulla solita evasione fiscale. Si capisce pure la doppia tassa inflitta ai 4,5 milioni di abbonati di Sky, la tv a pagamento che si sta confermando come una delle poche fonti di notizie non controllate direttamente dal governo. Una tv concorrente dell’impero Mediast da penalizzare con l’inchiostro della legge ad personam”.

(vignetta di Gianfranco Uber)

L’uomo che non poteva ricordare

E’ morto nel Connecticut, a 82 anni, Henry Gustav Molaison, considerato il più importante paziente della storia della neurologia. Henry, come ricorda il New York Times riportando la notizia, sapeva come si chiamava, sapeva che la sua famiglia veniva dalla zona di Los Angeles, era al corrente del crack del 1929 e della Seconda Guerra Mondiale. Ma dal 1953, per ben 55 anni, ha vissuto ogni giorno come fosse «nuovo», perchè da allora non è stato più in grado di costruire memorie recenti e di accumulare esperienze.

L’episodio che ha cambiato per sempre la sua vita fu un intervento chirurgico al cervello cui si sottopose per cercare di curare attacchi epilettici che erano diventati insostenibili per frequenze e gravità.  Attacchi cominciati dopo una caduta in bicicletta con conseguente trauma cranico. I medici, dopo aver tentato tutte le terapie decisero di asportargli una piccola porzione di tessuto nervoso ritenuta l’origine delle «scariche». Il problema è che in quegli anni gli specialisti non disponevano di Tac, risonanze magnetiche o altri strumento per «guardare» dentro il cervello e tantomeno sapevano della «distribuzione» delle varie funzioni nelle diverse aree cerebrali. La memoria, per esempio, era ritenuta una funzione diffusamente distribuita a tutto il cervello. Dopo l’intervento cominciarono consulti con specialisti fatti arrivare anche da oltre confine per studiare il caso. Dall’età di 27 anni Henry ha sostanzialmente vissuto ogni giorno come un caso clinico, e ogni giorno gli specialisti, sottoponendolo a innumerevoli test, hanno dovuto «ricominciare daccapo» insieme a lui.

La svolta negli studi sulla memoria stimolati dal caso «H.M» avvenne nel 1962, quando fu pubblicato uno studio che dimostrava che il paziente aveva una parte di memoria intatta. La scoperta aprì alla comprensione dell’esistenza di due tipi di memoria fondamentali: uno riferito a nomi, facce, avvenimenti e nuove esperienze che devono essere archiviate e essere recuperate a livello cosciente, e un altro tipo che vince viene archiviato e utilizzato in modo inconscio. Questo secondo tipo è quello che permette, per esempio, di guidare o di risalire su una bicicletta dopo molto tempo e di mettersi a pedalare immediatamente senza sapere bene come mai si è ancora capaci.

Fu solo l’inizio. Da allora il caso «H-M» è stato da stimolo diretto o indiretto a molte scoperte che hanno permesso di conoscere i meccanismi della memoria.

via | Corriere.it

Blurb: creare un libro con le proprie foto

Con Blurb è possibile realizzare e veder stampato un proprio libro fotografico professionale

Blurb permette di creare un libro fotografico di qualità professionale e alla portata di tutti.

Per prima cosa bisogna andare sul sito e scaricare gratuitamente il programma Blurb Booksmart. A questo punto si devono scegliere le foto da inserire nel libro seguendo i tanti modelli e temi preimpostati disponibili.

Si possono realizzare tutte le pagine con un solo click, ma Blurb Booksmart garantisce anche il controllo creativo che serve per ottenere esattamente il libro desiderato. Il tutto a partire da 9.95 euro.

Con questa spesa si può realizzare un libro da 40 pagine con copertina morbida. Se poi si vuole veramente esagerare, il costo per un volume da 440 pagine con copertina rigida è di 52,95 euro. Tra questi due estremi troviamo un mare di proposte e possibilità.

Si può optare per diversi formati, da quello quadrato 18×18 centimetri, sino al grande formato orizzontale da 33×28 centimetri. Per quanto riguarda la copertina, oltre che tra morbida o rigida, si può scegliere fra sovracopertina o stampa diretta.

Blurb è anche una community all’interno della quale è possibile confrontare i propri lavori con altri utenti e mettere in vendita i propri libri o comprare quelli di altri. Inoltre il sito mette in contatto il mondo delle community fotografiche come Flickr e Google Picasa. Per scegliere le foto da inserire nel libro è possibile accedere ai propri spazi online e scaricare le foto direttamente nel programma d’impaginazione Blurb Booksmart.

Un esempio pratico di come e quando si possa realizzare un proprio libro fotografico sono le vacanze. È infatti possibile creare il proprio album di viaggio inserendo, oltre alle foto, anche testi di commento o didascalie.

via | OneDigital

Voci precedenti più vecchie