Il Tg4 di ieri ha omaggiato a dovere il settantaduesimo compleanno del premier, festeggiato in compagnia della famiglia (una delle due, ufficiali) nella sua nuova villa (una delle 13 o 14). Soliti servizi da famiglia del mulino bianco, solito Fede.
Intanto Silviolo ha fatto il solito piagnisteo: “100 procedimenti, 900 magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria, 2500 udienze, 180 milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti...”. Ha ricordato di essere stato “sempre assolto”, omettendo di menzionare le 6 prescrizioni, alcune delle quali ottenute perché lui stesso ha dimezzato i termini di prescrizione e le 2 assoluzioni perché “il fatto (falso in bilancio) non costituisce più reato”. Certo: perchè lui stesso l’ha depenalizzato.
Ha aggiunto che la legge Alfano è “comune ad altri Paesi europei”, ma questa è una sua personalissima scoperta. In realtà, in alcuni paesi esiste un’immunità, con gradazioni diverse, per i soli capi di Stato.
Il tutto dopo che i giudici del processo Mediaset, a Milano, hanno accolto la questione di incostituzionalità del lodo Alfano proposta dal pm De Pasquale, inoltrandola alla Corte costituzionale perché si esprima in merito. Secondo il pm, il lodo viola più articoli della costituzione:
l’art. 3 sancisce l’eguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge. Per derogare a tale fondamentale principio occorrerebbe una legge costituzionale. E il lodo Alfano è una legge ordinaria.
L’art. 112 prevede l’azione penale obbligatoria.
Per l’art. 136, le leggi dichiarate incostituzionali sono nulle, non si possono ripresentare: essendo stato giudicato nullo il lodo Schifani, lo stesso dovrebbe valere per quello Alf(n)ano.
(vignetta di Maramotti su unita.it)
Commenti recenti