E’ noto che alcuni provider, dichiaratamente o tacitamente, filtrano, limitano o bloccano il traffico peer to peer (quello cioè generato da programmi come emule, torrent e affini) dei propri utenti.
In particolare, l’associazione di consumatori ADUC, riferisce di ricevere “sempre più segnalazioni su come alcuni gestori telefonici stiano bloccando l’accesso ad alcuni protocolli Internet”. Non solo il file sharing, quindi, ma anche il Voip (Skype ed affini, per intenderci).
Ma i filtri peer to peer violano le norme del codice delle comunicazioni elettroniche, del contratto e della concorrenza.
Secondo Aduc: “I gestori di Adsl non dovrebbero avere la facoltà di limitare l’accesso a particolari siti o programmi, proprio come i gestori telefonici non possono imporci chi e quando chiamare, o i benzinai non possono dirci quale strada si può o non può percorrere”.
E ancora: “È illegittima la pratica se le condizioni generali di contratto non prevedono specificamente il blocco del P2P o di altri programmi. Anche ove il contratto genericamente prevedesse una limitazione della banda in caso di intenso traffico sulla rete, il blocco esclusivo e mirato di P2P costituirebbe comunque violazione della legge“.
Attualmente, in Italia, solo Wind e Tele2 dichiarano di filtrare il peer to peer (Telecom e Tiscali dicono di non farlo), ma nessuno lo mette per iscritto nel contratto.
Aduc consiglia “di intimare al gestore l’eliminazione dei filtri e fare richiesta di risarcimento del danno tramite raccomandata a/r di messa in mora” e di segnalare la cosa all’Antitrust e ad Agcom.
Opposta è la visione dei discografici, la cui associazione Ifpi chiede al legislatore europeo di obbligare i provider a filtrare sistematicamente alcuni siti considerati i pilastri del peer to peer.
Il problema, dunque, non riguarda solo l’Italia.
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