Paura o ipocondria? Organizzazione o caos? Queste le domande che tutta l’Italia si sta facendo in queste ore. Se nelle scuole dei nostri figli tornano, dopo alcune settimane di assenza, ragazzi guariti dall’influenza A cosa è meglio fare? Giusto o sbagliato chiudere le scuole? E negli uffici? E negli ospedali? La vaccinazione è una contromossa utile oppure può essere dannosa? Al forum de l’Unità ne parliamo con Stefania Salmaso, direttore del Centro nazionale di epidemiologia (Cnesps), dirigente dell’Istituto superiore di sanità e delegata italiana dell’Emea, l’autorità europea per il farmaco, e con Massimo Andreoni, professore ordinario di Malattie infettive, direttore del dipartimento di salute pubblica e biologia cellulare all’università Tor Vergata, primario del reparto Malattie infettive.
L’anomalia è la diffusione, non la potenza
Cos’è questa influenza e in cosa è diversa dalla stagionale? «Si tratta di un fenomeno normale e in qualche modo previsto: i virus dell’influenza sono dei gran trasformisti. Ogni volta che si riproducono ne escono varianti sempre nuove, a volte non hanno grande successo, a volte colpiscono molte persone. Con questi cambiamenti continui emerge un cambiamento maggiore, così che la maggior parte di noi sia più suscettibile al nuovo virus. L’anomalia quindi è nella diffusione e nell’estensione, non nella forza del virus».
Le pandemie, una ogni trent’anni
«L’ultima pandemia risale alla fine degli anni Sessanta e quindi era in qualche modo prevedibile, ma non siamo stati pronti ad affrontarla. Gran parte del mondo scientifico era orientato a guardare verso oriente, verso il virus dell’influenza aviaria. Tutti erano preparati a una pandemia che fosse simile all’H5N1, l’aviaria: lo scenario peggiore. Per questo sono state messe in campo misure di prevenzione: il vaccino che usiamo oggi è stato realizzato nel 2007. Fare una stima delle vittime collegate all’influenza, poi, non è facile. Spesso l’influenza uccide perché produce complicanze a precedenti patologie».
Molto contagiosa, minore gravità
Differenze tra questa epidemia e le precedenti? «Grande diffusione, grande capacità del virus di diffondersi, minore gravità del quadro clinico. I sintomi sono simili a quelli che conosciamo: tosse, raffreddore, febbre alta. La differenza è che la stagionale dura cinque o sei giorni, mentre l’influenza A dura un po’ meno.
Difficile da distinguere dalla stagionale
In questo momento si può dare per scontato che le infezioni alle quali si è esposti sono dovute al virus H1N1. «All’inizio delle epidemie si è molto attenti a identificare il virus, dato per certo che tutte le malattie sono dovute a quel virus si smette di fare questa ricerca». Anche facendo il test, il trattamento tra le due influenze non è differente. «Non ha rilevanza: è un quadro di sindrome influenzale, è un virus influenzale, l’approccio terapeutico è identico con farmaci antinfluenzali specifici».
Ok il vaccino, ma niente psicosi
La corsa al vaccino è giustificata? «Certamente è meglio prevenire che curare: i vaccini sono la più grande scoperta della storia della medicina. Ma è corretto evitare la psicosi: se non si è soggetti a rischio, il decorso è comune ha qualsiasi influenza. In molti casi poi non serve nemmeno un trattamento farmacologico particolare».
Quanto dura una pandemia?
«Lo studio delle pandemie del passato ci dice che si va a ondate, alcune più benigne e altre più severe. Forse un paio d’anni a livello mondiale ma non possiamo saperlo: certo dobbiamo essere preparati anche a situazioni peggiori di questa. Le epidemie durano massimo sei o sette settimane sul territorio nazionale, ma qua ci troviamo di fronte a una popolazione che non è semi-immune, la popolazione è più suscettibile».
Perché siamo più esposti rispetto al passato?
«Siamo suscettibili a questo virus perché è un virus nuovo, che non circolava dagli anni Cinquanta: per questo gli anziani si ammalano meno e i giovani un po’ di più. Dire che i bambini si ammalano perché più cagionevoli è falso: i bambini si nutrono meglio, si curano meglio».
Parlarne molto aumenta o placa l’ansia?
«Probabilmente più che aumentare l’ansia, aumenta la confusione». «Ci troviamo in empasse, però: l’errore è pensare di poter avere gli strumenti per giudicare ogni notizia in propria. In questo i media giocano un ruolo fondamentale, proprio perché fanno da mediatore. La situazione è preoccupante anche perché davanti alla delegittimazione degli esperti, tutti i messaggi hanno lo stesso peso, viene meno il principio di autorevolezza. C’è una tendenza alla bagarre generale, alla leggenda metropolitana, al "chissà cosa c’è sotto"». «Probabilmente non si è stati bravi a diffondere messaggi giusti ed equilibrati. Le contraddizioni in cui sono incappate le autorità confondono persino la classe medica».
Dubbi sul vaccino?
«Esiste un vaccino che è stato controllato, testato, provato, collaudato, registrato, valutato, approvato: fidatevi delle istituzioni. Che il singolo medico davanti a decine e decine di livelli di controllo la pensi diversamente è francamente bizzarro. È stato fatto tutto quello che doveva essere fatto: qual è l’alternativa?»
Chi si deve vaccinare?
«È stato stabilito un ordine, il primo fronte è stato quello delle categorie essenziali, a cominciare con gli operatori sanitari e la classe medica. In contemporanea, tutti i soggetti che presentano condizioni di salute a rischio sotto i 65 anni, i bambini e le donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza».
Botta e risposta
Chi ha avuto l’influenza A ed è guarito deve vaccinarsi o è immune? «È immune». È possibile che influenza A e influenza stagionale si presentino contemporaneamente? «È molto raro ma anche molto pericoloso perché il virus potrebbe trasformarsi nell’organismo: proprio per questo motivo è bene vaccinarsi per tempo, magari anche a entrambe le patologie. Basta farlo su due braccia diverse e i due vaccini possono essere somministrati contemporaneamente».
La mascherina
«La mascherina devono metterla le persone che hanno contratto il virus. Mettere la mascherina per evitare di essere contagiati non serve a niente: la mascherina non protegge dall’esterno, ma evita di diffondere all’esterno il virus». «Bene anche lavarsi spesso le mani, che è sempre una buona abitudine, ma è un caso minimale: nel 95 per cento di casi il virus si propaga per via diretta, perché si sta troppo vicino a una persona affetta dal virus».
via | Influenza A, il forum con i medici
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