Samuele Bersani – “Un periodo pieno di sorprese”

Comincia a ingiallirsi il nero del livido,
non è più così tanto nitido
e da oggi il dolore ritorna semplicemente sottocutaneo.
Ho cambiato la scheda al telefono, ho lavato nel lago lo spirito
e nel farlo il tuo corpo ha finito per essermi estraneo.

E’ un periodo pieno di sorprese e non si contano più le offese
che per decenza mi rimangerei.
Ma ero stanco di sentirmi come uno straccio sotto a tuoi piedi,
mi sarebbe esploso il cuore prima o poi.

Alla parte non mi presto del povero Cristo e perchè mai tu l’hai data a me,
vuoi rispondere perchè io dove finisco
in quale labirinto se non c’è uscita o speranza di evadere.

Continua a ingiallirsi il nero del livido, non è più di dominio pubblico
e da oggi il ricordo diventa eternamente contemporaneo.
La vendetta è servita sul tavolo, da strapparti dei fili dal cofano,
ma nel farlo il piacere sarà quello sì momentaneo.

E’ un periodo pieno di sorprese, in sottofondo a queste imprese
la musica pian piano salirà.
Voglio prendermi un registratore, per tenerci dentro le parole
di quel proverbio che mi servirà.

Alla parte non mi presto di chi è crocifisso
e perché mai tu l’hai data a me, vuoi rispondermi perchè
io dove finisco, in quale meccanismo
se non c’è uscita o speranza
non c’è nessuna certezza di evadere.

Alla parte non mi presto del povero Cristo
e perchè mai tu l’hai data a me, vuoi rispondere perchè
io dove finisco, in quale labirinto se non c’è uscita o speranza,
non c’è nessuna certezza di evadere.

Bevete più latte, il latte fa bene

Per arrivare a mezzogiorno senza dover cedere a uno spuntino a metà mattina, magari calorico e poco salutare, basta bere una bella tazza di latte a colazione. Secondo uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition il latte (anche quello scremato o parzialmente scremato), è molto saziante e consente addirittura di dare un taglio alle calorie del pranzo.

Nella ricerca sono stati coinvolti 34 uomini e donne sani ma in sovrappeso, sottoposti a due diversi tipi di colazione: la prima prevedeva il consumo di circa 500 grammi di latte scremato, la seconda la stessa quantità di succo di frutta per un totale di circa 250 calorie. Nelle 4 ore successive ai partecipanti veniva chiesto di valutare il loro grado di sazietà ed era concesso loro di fare spuntini per sentirsi bene, senza avvertire la fame. Chi aveva bevuto il latte si sentiva sazio più a lungo, stando ai risultati, e mangiava anche di meno a pranzo: in media il 9 per cento di cibo in meno, per una riduzione di circa 50 calorie rispetto a chi aveva bevuto il succo di frutta.

Secondo gli autori il merito è delle proteine del latte: una tazza apporta anche il 16 per cento della razione giornaliera raccomandata. In alternativa, può darsi che aiuti la presenza di lattosio o semplicemente la corposità della bevanda, di certo maggiore di quella di un succo di frutta. «Il merito è anche del sapore: il latte è molto gustoso, e ciò serve ad accentuare il senso di sazietà che questo alimento indubbiamente regala – aggiunge Carlo Cannella, presidente dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione –. Io consiglierei il latte di alta qualità: il gusto è maggiore, e quindi “riempie” ancor di più degli altri tipi di latte». Sentirsi la pancia piena non è secondario: «Scegliere cibi sazianti è un passo importante per garantire il successo di una dieta dimagrante o di mantenimento – scrivono gli autori dello studio australiano –. A volte bastano piccoli accorgimenti per ottenere grandi risultati: una riduzione di appena 50 calorie a pranzo, come quella che abbiamo verificato fra chi beveva il latte a colazione, a lungo andare riesce a fare la differenza. Basta un eccesso di meno di 100 calorie al giorno per ritrovarsi con un chilo in più nel giro di un anno».

via | Una tazza di latte sazia fino a pranzo

Inneres Auge

"… uno dice che male c’è a organizzare feste private
con delle belle ragazze per allietare primari e servitori dello stato?
non ci siamo capiti: e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti?
Che cosa possono le leggi dove regna soltanto il denaro?
La giustizia non è altro che una pubblica merce…
Di cosa vivrebbero ciarlatani e truffatori
se non avessero moneta sonante da gettare come ami fra la gente.
La linea orizzontale ci spinge verso la materia, quella verticale verso lo spirito.
Con le palpebre chiuse s’intravede un chiarore
che con il tempo e ci vuole pazienza, si apre allo sguardo interiore:
inneres auge, das innere auge…"

Regola di Russell

Non ti preoccupare di evitare le tentazioni. Mano a mano che invecchi, saranno le tentazioni a evitare te.

Facecool

FaceCool è il social network per i politici che ci mettono la faccia.

Guardate il profilo di D’Alema su FaceCool: scoprirete che ha fatto il test «Quale favola ti rappresenta» e ha ascoltato gli ultimi consigli di Rondolino per rifarsi il look.

dale44[1] Se invece vi siete persi i talk show della settimana e temete di fare brutta figura in società niente paura: Simone Salis li riassume per voi in VpV – Visti Per Voi, un video di pochi ma terrificanti minuti dove Daniela Santanché e La Russa brandiscono il Crocifisso e dove vedrete per la prima volta in funzione una vera fabbrica dell’odio.
Se poi volete migliorare l’inglese e confrontarvi con lo straniero, partendo dallo svantaggio di essere italiano, seguite il corso video di Stefano Pisani: CIA, Corso di Inglese da Autodifesa. Nella sezione video, trovate le nuove puntate di Breaking Jokes, notiziario semiserio ma più serio del Tg1, e FotoCamera, il videoromanzo girato nella Camera dei Deputati, tutti e due a cura di Silvio di Giorgio.
Nella sezione Gadget vi aspetta il generatore automatico di risposte di Berlusconi alle domande di Bruno Vespa (cliccate per ottenere ogni volta nuove risposte, tutte autentiche come quelle che ha fornito il premier) e il Berluscomatic, la bambola parlante di Berlusconi, a cura di Alessandro «Metilparaben» Capriccioli e Gilvia Rollo.
Infine, su Virus via spettano le vignette di Staino, Maramotti e Petrella e le strisce da stampare e ritagliare, come il segnalibro a forma di lingua di Bruno Vespa disegnato da Natangelo. Le altre nuove strisce sono di Biani, Maramotti, Vukic, Schietroma, Artefatti, lo Scorpione e Matteo Bertelli.
La sezione YourVirus ospita le vignette dei lettori: cliccando sono visibili tutte. Ne riceviamo a centinaia e ogni domenica su l’Unità pubblichiamo le migliori cinque insieme alle 3 battute più belle inviate alla mail yourvirus@unita.it. Per lasciare un vostro commento c’è il Blog e per seguire Virus anche su FaceBook e Twitter c’è il link. Divertitevi come Berlusconi in posa per una foto ufficiale.

via | Francesca Fornario

Farmville, il nuovo gioco di moda su Facebook

Farmville non è un semplice gioco: la vita a Farmville è scandita dai tempi della semina e della raccolta. Dal tempo di passare il fertilizzatore potente agli amici. Dal fare i regali e dal riceverne. Più semini, più raccogli, più diventi ricco, più puoi espandere la fattoria. Più conquisti punti esperienza e più puoi coltivare specie pregiate o acquistare animali psichedelici. Ogni cosa è scandita da un tempo: c’è un tempo per mungere, uno per tosare i conigli, uno per fare la raccolta della frutta. E quel tempo è il tuo tempo reale: perché come con il Tamagotchi se dimentichi la cura di Farmville tutto muore. Tutto si perde. E tu non vuoi perdere…
Farmville è il nuovo gioco che fa furore su Facebook. Sembra siano in 35 milioni a giocare al gioco nato da poco e "ispirato" dalla first lady Usa e dal suo annuncio di creare un orto alla Casa Bianca. Basta avere un amico (o nemico) che è rimasto in trappola prima di te ed è fatta. All’inizio sembra innocuo. Hai pochi soldi in dotazione, degli strumenti con i quali piantare zolle, un market dove acquistare i prodotti che all’inizio sono poverelli. Fragole (maturano in quattro ore bisogna tenerle sotto controllo), fagiolini di soia (maturano in 24 ore ma ti fanno subito ricco), grano, riso. Ma più coltivi e più gli zecchini d’oro tintinnano. Poi c’è la pet terapy con i tuoi animali che rispondono in sonoro e i rapporti di vicinato. Anche qui valgono le regole della buona convivenza: regali e visite giornaliere. Sono ammessi i dispettucci come regalare orrende fontane o nani da giardino. La nostra fattoria è per i buoni proposti, ma sembra non sia così altrove. Come nella Farmville versione spagnola ad esempio, dove l’orto del vicino è veramente più verde e lo scopo del gioco è scorrazzare nella sua tenuta per vendicarsi razziando. Anche questo, a provarlo, può diventare una droga…

via | Anna Tarquini su Unità.it

Crocifissi – 3

Oggi, si fa una tale confusione (sul crocifisso) sul toglierlo o non toglierlo; per il cattolico credente non lede alla propria fede cristiana che sia presente o non presente negli edifici pubblici. Nelle scuole, nelle aule di tribunale, negli ospedali troviamo spesso esposto il crocifisso cattolico. Con alcune disposizioni emanate in piena era fascista tra il 1924 e il 1928 (regi decreti e, nel caso dei tribunali, addirittura una circolare ministeriale), la presenza del crocifisso ha trovato una base giuridica che le successive novità legislative non hanno scalfito, nonostante la Costituzione del 1948 statuisca l’eguaglianza delle religioni di fronte alla legge e nonostante diverse sentenze della Corte Costituzionale riaffermanti la laicità dello Stato e la supremazia dei principi costituzionali su altre norme e leggi. Diverse richieste di rimozione formulate negli ultimi anni sono state invariabilmente cassate proprio in base alla mancata esplicita abrogazione delle norme del ventennio. Ad esempio, visto un parere del Consiglio di Stato numero 63 del 27 aprile 1988 sull’esposizione del crocefisso nelle scuole. Anche in questo caso l’esposizione viene motivata, tra l’altro, con l’assurda tesi che il crocifisso sia parte del patrimonio storico-culturale italiano (ma non certamente l’unica. e in ogni caso l’unica ad avere questo privilegio.) In uno Stato laico, nella piena attuazione di una costituzione che non prevede religioni di Stato, la presenza di simboli costituisce un inammissibile privilegio per la Chiesa cattolica.

ILOVECROCIFISSO[1] Essendo chiaramente assurdo concepire la presenza dei simboli di tutte le confessioni religiose (visto il loro gran numero), l’unica strada da percorrere è la rimozione dei crocifissi dagli edificî pubblici.

AUSTRIA. Una legge del 1949 e il Concordato del 1962 garantiscono la presenza dei crocifissi nelle scuole dove gli studenti cristiani sono la maggioranza.

FRANCIA. È vietata espressamente (articolo 28 della Costituzione.) l’esposizione di simboli o emblemi religiosi su monumenti e in spazi pubblici, a eccezione di luoghi di culto, cimiteri, musei, ecc.

GERMANIA. Una sentenza della Corte Costituzionale del 1995 ha sancito. l’incostituzionalità della presenza dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.

SPAGNA. Nel novembre 2008 un giudice del tribunale di Valladolid ha stabilito che i crocifissi non devono essere presenti negli edifici pubblici.

USA. Qui la battaglia si combatte soprattutto contro la presenza sulle banconote del motto In God we trust («noi crediamo in Dio»).

da | Pier Vittorio Sodano

Crocifisso – 2

Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. E non per le penose ragioni accampate da politici e tromboni di destra, centro, sinistra e persino dal Vaticano. Anzi, se fosse per quelle, lo leverei anch’io.

Fa ridere Feltri quando, con ignoranza sesquipedale, accusa i giudici di Strasburgo di “combattere il crocifisso anziché occuparsi di lotta alla droga e all’immigrazione selvaggia”: non sa che la Corte può occuparsi soltanto dei ricorsi degli Stati e dei cittadini per le presunte violazioni della Convenzione sui diritti dell’uomo. Fa tristezza Bersani che parla di “simbolo inoffensivo”, come dire: è una statuetta che non fa male a nessuno, lasciatela lì appesa, guardate altrove. Fa ribrezzo Berlusconi, il massone puttaniere che ieri pontificava di “radici cattoliche”. Fanno schifo i leghisti che a giorni alterni impugnano la spada delle Crociate e poi si dedicano ai riti pagani del Dio Po e ai matrimoni celtici con inni a Odino. Fa pena la cosiddetta ministra Gelmini che difende “il simbolo della nostra tradizione” contro i “genitori ideologizzati” e la “Corte europea ideologizzata” tirando in ballo “la Costituzione che riconosce valore particolare alla religione cattolica”. La racconti giusta: la Costituzione non dice un bel nulla sul crocifisso, che non è previsto da alcuna legge, ma solo dal regolamento ministeriale sugli “arredi scolastici”.

Alla stregua di cattedre, banchi, lavagne, gessetti, cancellini e ramazze. Se dobbiamo difendere il crocifisso come “arredo”, tanto vale staccarlo subito. Gesù in croce non è nemmeno il simbolo di una “tradizione” (come Santa Klaus o la zucca di Halloween) o della presunta “civiltà ebraico-cristiana” (furbesco gingillo dei Pera, dei Ferrara e altri ateoclericali che poi non dicono una parola sulle leggi razziali contro i bambini rom e sui profughi respinti in alto mare).

Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. È, da duemila anni, uno “scandalo” sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (“date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”).

Gratuità: la parola più scandalosa per questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all’asta. Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai musulmani, come un grande profeta. Infatti fu proprio l’ideologia più pagana della storia, il nazismo – l’ha ricordato Antonio Socci – a scatenare la guerra ai crocifissi. È significativo che oggi nessun politico né la Chiesa riescano a trovare le parole giuste per raccontarlo.

Eppure basta prendere a prestito il lessico familiare di Natalia Ginzburg, ebrea e atea, che negli anni Ottanta scrisse: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente… Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli.

A me sembra un bene che i bambini, i ragazzi lo sappiano fin dai banchi di scuola”. Basterebbe raccontarlo a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi: e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia – si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso. Ma, all’uscita della sentenza europea, nessun uomo di Chiesa è riuscito a farlo. Forse la gerarchia è troppo occupata a fare spot per l’8 per mille, a batter cassa per le scuole private e le esenzioni fiscali, a combattere Dan Brown e Halloween, e le manca il tempo per quell’uomo in croce. Anzi, le mancano proprio le parole. Oggi i peggiori nemici del crocifisso sono proprio i chierici. E i clericali.

da Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano” n°38 del 5 novembre 2009

Crocifissi – 1

«La presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni» e una violazione alla «libertà di religione degli alunni». (Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo)

La Russa sul crocifisso: possa morire chi rispetta la legge.

Pensavo che con gli ultimi due titoli de La Padania (“non vogliamo morire islamici”, “la nuova crociata”) si fosse toccato il fondo sul dibattito sul crocifisso.

Invece mi sbagliavo. Il fondo spetta a Ignazio La Russa, che stamane a “La vita in diretta”, interpellato sul significato del 4 novembre, decide invece di polemizzare con il conduttore della trasmissione, Lamberto Sposini, circa la discussione appena terminata sulla sentenza della Corte Europea.

Questo il La Russa-pensiero (qui il video da cui dedurlo):

                          

1. Non deve essere interpellato chi non abbia “alcun titolo scientifico per essere esperto di religione“.

2. Il dibattito non può contrapporre due favorevoli al crocifisso nelle aule (Rocco Buttiglione e don Mario Pieracci) a tre contrari (Piergiorgio Odifreddi, Raffaele Carcano e Mario Pieracci) perché così si “fa immaginare che in Italia ci sia un 60% di persone che la pensa a quel modo”.

3. Non si può dichiarare, come è stato fatto, che il crocifisso derivi dalla legge fascista.

Chiunque violi questi tre assiomi può morire. Testualmente:

E comunque non lo leveremo, il crocifisso. Possono morire. Il crocifisso resterà in tutte le aule (applauso) della scuola, in tutte le aule pubbliche. Possano morire. Possano morire, loro e quei finti organismi internazionali che non contano nulla.

Un breve commento, punto per punto:

1. Cosa significa un parere “scientifico” sulla religione? Intende forse il parere di uno scienziato? Non sembra, dato che imputa mancanza di scientificità al parere di Odifreddi, un “illustre sconosciuto” che ha trattato ripetutamente i temi religiosi con approccio scientifico. Ad esempio, in un libro chiamato proprio “Il Vangelo secondo la scienza”. Dunque La Russa per “scientifico” intende “religioso”: soltanto un uomo di fede è competente in materia religiosa. Questa è l’idea di laicità del Ministro della Difesa.

2. La Russa rivela anche quale sia l’idea di par condicio sua e del PDL: chi ha più consenso deve avere più spazio nei dibattiti. Una idea che si cerca di tramutare in legge al più presto. Come rivela Il Fatto Quotidiano, in cui si parla di un “lodo Abrignani” ispirato dal “principio di proporzionalità degli accessi televisivi durante la campagna elettorale”. La Russa sembra dunque richiedere alla RAI di applicare una legge che, per ora, esiste soltanto nelle intenzioni.

3. Nonostante lo sdegno di La Russa, la presenza nei luoghi pubblici del crocifisso è in gran parte merito di leggi fasciste e monarchiche. Come ricorda la stessa sentenza della Corte Europea, infatti,

All’avvento del fascismo lo Stato adottò una serie di circolari miranti a fare rispettare l’obbligo di esporre il crocifisso nelle aule.

La circolare del ministero della Pubblica istruzione n. 68 del 22 novembre il 1922 recitava: «In questi ultimi anni, in molte scuole primarie del Regno l’immagine di Cristo ed il ritratto del Re sono stati tolti. Ciò costituisce una violazione manifesta e non tollerabile e soprattutto un danno alla religione dominante dello Stato così come all’unità della nazione. Intimiamo allora a tutte le amministrazioni comunali del regno l’ordine di ristabilire nelle scuole che ne sono sprovviste i due simboli incoronati della fede e del sentimento patriottico».

La circolare del ministero della Pubblica Istruzione n. 2134-1867 del 26 maggio 1926 affermava: «Il simbolo della nostra religione, tanto per la fede quanto per il sentimento nazionale, esorta e ispira la gioventù che nelle università e negli altri istituti superiori affina il suo spirito e la sua intelligenza in previsione delle alte cariche alle quali è destinata».

L’articolo 118 del Regio Decreto n. 965 del 30 aprile 1924 (regolamento interno degli istituti d’istruzione secondari del Regno) recitava: «Ogni scuola deve avere la bandiera nazionale, ogni aula il crocifisso e il ritratto del Re».

L’articolo 119 del Regio Decreto n. 1297 del 26 aprile 1928 (Approvazione di regolamento generale dei servizi d’insegnamento elementare) stabiliva che il crocifisso era fra «le attrezzature e materiali necessari alle sale di classe di scuole».

Per quanto riguarda la conclusione (“possono morire”), sorprende la dichiarazione finale di Sposini: “io la penso come lei“. Per la serie “chi striscia non inciampa”.

Va anche ricordato che La Russa non è nuovo a esternazioni di questo tipo sui pareri espressi da organi internazionali.

All’indomani della bocciatura della politica dei respingimenti da parte dell’Agenzia dell’ONU per i Rifugiati (Unhcr), La Russa dichiarò: “E’ un’organizzazione che non conta un fico secco” e dall’atteggiamento “disumano e criminale“.

Quando Berlusconi redarguì i portavoce di Bruxelles affermando “stiano zitti o blocco il Consiglio Europeo” il Ministro prese le difese del Premier, definendo le sue parole “uno stimolo perché l’Unione Europea funzioni meglio“. Come, con le intimidazioni?

Da ultimo, mi sento di sottolineare una dichiarazione di Berlusconi riguardo alla sentenza della Corte Europea, che è passata ingiustamente inosservata e riassume in una sola frase quanto detto da La Russa:

L’Italia è un Paese dove tutti non possiamo non dirci cristiani.

Questa è la posizione del governo italiano. Una posizione in palese contraddizione con la Corte Costituzionale. Come ricorda la sentenza, infatti:

La Corte costituzionale italiana nella sua sentenza n. 508 del 20 novembre 2000 ha riassunto la sua giurisprudenza affermando che principi fondamentali di uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di religione (articolo 3 della Costituzione) e di eguale libertà di tutte le religioni dinanzi alla legge (articolo otto) stabilisce che l’atteggiamento dello Stato deve essere segnato da equidistanza e imparzialità, indipendentemente dal numero di membri di una religione o di un’altra (vedere sentenze n. 925/88; 440/95; 329/97) né dall’ampiezza delle reazioni sociali alla violazione di diritti dell’una o dell’ altra (vedere sentenza n. 329/97).

[…]

Una tale posizione di equidistanza e di imparzialità è il riflesso del principio di laicità che per la Corte costituzionale ha natura «di principio supremo» (vedere sentenza n. 203/89; 259/90; 195/93; 329/97) e che caratterizza lo Stato in senso pluralista.

La Russa e Berlusconi sono dunque nella paradossale posizione di rappresentare la legge e l’illegalità.

L’importante è fare come Sposini: pensarla come loro. E tutto si aggiusta.

via | Il nichilista

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